UNA QUESTIONE DI LIBERTA’
E’ di questi giorni la notizia che il Governo ha sollevato davanti alla Corte Costituzionale un conflitto di attribuzioni sugli atti applicativi della Legge Regionale n° 1/2000 sul buono scuola.
L’iniziativa è stata intrapresa dopo che il Commissario di Governo aveva vistato favorevolmente la legge Regionale n° 1/2000 e dopo che il TAR Lombardia si era, sostanzialmente, pronunciato nel senso della legittimità tanto della legge, quanto degli atti applicativi della stessa, rilevando l’insussistenza di disparità di trattamento “in quanto la qualità delle spese ammesse al rimborso – se effettivamente sostenute – è uguale per tutti gli utenti del servizio scolastico“.
Quest’ultimo aspetto, peraltro, trova conferma nella circostanza che, a quanto risulta, alcune migliaia di domande di rimborso sono state presentate da famiglie i cui figli frequentano scuole statali.
Nel merito non si può fare a meno di osservare come l’azione del Governo di centro-sinistra vada a scapito delle famiglie non abbienti che, anche a prezzo di enormi sacrifici, hanno deciso di far frequentare ai propri figli scuole non statali e che rischiano, ora, di veder vanificato il primo serio tentativo di dare effettiva attuazione alla libertà di educazione che la nostra Costituzione (art. 30) riconosce come un vero e proprio diritto dei genitori.
Al contempo la soluzione del buono scuola rappresenta un parziale rimedio all’assurda situazione – della quale ancora una volta sono le famiglie meno abbienti a far maggiormente le spese – per cui chi sceglie una scuola libera è costretto a pagare le imposte anche per chi frequenta le scuole statali (ogni studente della scuola statale costa alla collettività circa un milione al mese).
E’ inaccettabile che in uno stato laico e pluralista la scuola statale sia considerata l’unico ambito educativo “politicamente corretto” e che la scuola libera sia, nel migliore dei casi, tollerata, se non addirittura guardata con sospetto.
E’ una questione di democrazia: una questione di libertà.