LE RADICI DELL’EUROPA
Oramai tutti sanno che nel prossimo mese di Ottobre la Conferenza Intergovernativa dovrebbe predisporre la versione definitiva della Costituzione Europea che sarà firmata a Roma.
Un primo dato appare, da subito, stonato: in una delle città simbolo del Vecchio Continente, la cui storia millenaria, per la sua peculiarità, è anche storia d’Europa, si firmerà l’atto costitutivo dell’Unione Europea in cui, nel centro della cristianità, non si farà menzione alcuna del Cristianesimo.
La voce del Santo Padre, negli ultimi tempi, ha più e più volte ripreso un concetto espresso già nel giugno 2002 ai partecipanti del convegno “Verso una costituzione europea”: è necessario riconoscere e tutelare quei valori che hanno costituito e costituiscono il patrimonio più prezioso dell’umanesimo europeo.
L’Europa, infatti, come riportato in particolare nell’Esortazione Apostolica “Ecclesia in Europa” dello scorso 28 giugno, non può ignorare la sua eredità cristiana, dal momento che Essa è stata ampiamente e profondamente penetrata dal Cristianesimo che costituisce, nella complessa storia del Nostro Continente, un elemento centrale e qualificante che è andato consolidandosi sul fondamento dell’eredità classica e dei diversi contributi offerti dai flussi etnico-culturali succedutesi lungo i secoli.
Le parole del Papa ci ricordano un dato di fatto elementare eppur non pienamente colto nel suo significato vitale: l’identità di un popolo non può essere l’esito di una definizione storico-ideologica imposta dagli attuali governanti, ma qualcosa che attiene un sentimento più profondo iscritto nel cuore di ogni singolo individuo che vi appartiene.
Ogni uomo, volente o meno, è frutto di una tradizione. La memoria del nostro passato, anche rivisto criticamente, non può disconoscere che l’Europa si è andata formando anche grazie agli sforzi ed alla testimonianza millenaria di uomini di fede.
Il patrimonio spirituale del nostro Continente si è abbeverato alla concezione cristiana dell’Uomo da cui la cultura umanistica ha attinto ispirazione per le sue creazioni intellettuali artistiche, letterarie, filosofiche, altresì elaborando in campo giuridico l’affermazione dello originale libertà della persona, dello Stato di Diritto e della distinzione tra politica e religione.
Una civiltà non può esistere senza identità e senza radici comuni riconosciute. Omettere nel preambolo della Carta Costituzionale della “nuova” Europa, il riferimento al Cristianesimo è dunque atto politicamente cieco, se non ideologicamente perverso, soprattutto nei tempi in cui viviamo, ove la mancanza di una chiara identità impedisce un affronto creativo e propositivo con altre culture differenti che, peraltro, della propria identità ostentano fierezza.